Nell'ultimo post, intitolato Esperimento di scrittura libera - no. 1, ho dato il via a questo esperimento, appunto. O forse sarebbe meglio chiamarla "ricerca".
(NB: questo post non si intitola "Esperimento di scrittura libera - no. 2, anche se in effetti lo è, ma gli ho dato un titolo più pertinente)
Se non avete ancora letto il post in questione, vi riassumo in un paio di frasi ciò di cui parlo: sto cercando il mio dharma (il mio percorso che so legato alla comunicazione e alla scrittura, ma che ancora non so quale tema preciso mi porterà) e voglio condividere con voi questa ricerca.
Perché voglio farlo? Perché mi piace comunicare, perché adoro scrivere e confrontarmi, ma soprattutto perché forse qualcuno di voi potrebbe appassionarsi a questo viaggio e trovare anche il proprio, di dharma.
Fatte queste prime considerazioni riassuntive, vado avanti con la mia ricerca.
A cosa sono portata a parlare/scrivere oggi su questo blog che - finalmente dopo anni dall'apertura del mio sito di autrice - prende vita?
Ieri stavo pensando a questo secondo post di questa serie e avevo tante di quelle idee in testa... oggi la situazione è un po' diversa. È quasi come se volessi parlare di qualcosa, ma facessi fatica a tirarlo fuori e ad esporvelo (insomma, una cosa che noi scrittori conosciamo molto bene).
Quindi, come è buona pratica fare, seguiamo il flusso e vediamo dove ci porta la corrente...
Forse potrei partire dal fatto che ieri, tra le mie pratiche per avere più energia, per portare belle vibrazioni nella mia vita in ciò che faccio e agli altri, ho riscoperto una cosa che facevo parecchio tempo fa e che - soprattutto da quando sono diventata mamma - non faccio più tanto spesso.
Ora che ci penso, in effetti, sono parecchie le cose che ho accantonato negli ultimi anni, non solo da quando sono diventata genitrice... E piano piano le sto riscoprendo tutte.
Quando sono rimasta incinta, in piena pandemia, grazie all'arrivo del mio bimbo ho riscoperto quanto fosse fondamentale per me scrivere.
Ricordo che passavo ore e ore in quella che ai tempi era la mia stanza/ufficio/zona creativa/zona pratica yoga alla scrivania per scrivere una storia (che ancora non ho pubblicato e che spero di potervi far leggere presto, perché è proprio una bella storia di riscatto personale e di guarigione femminile...).
Negli anni precedenti la pandemia e la maternità, mi sono appassionata a tante cose, avevo un grande blocco però per quanto riguardava la scrittura di romanzi.
Avevo tante idee, iniziavo a scrivere e poi mi bloccavo sempre verso le 30-40 pagine.
Sono riuscita solo a pubblicare un paio di romanzi romantasy (se proprio volete leggerli li trovate qui e qui 👈 ) e poi, quando volevo concentrarmi su una storia in particolare, non riuscivo mai a portarla a compimento.
Non avevo il classico blocco dello scrittore, più che altro una domanda iniziava a tamburellarmi nella mente: sono davvero una scrittrice? Ho sempre creduto di esserlo, perché non riesco più ad andare avanti nelle storie che scrivo? Ho già esaurito il mio "montante parole"?
Chiaramente, se parliamo di vibrazioni positive, dubbi del genere non aiutano in alcun modo...
Come me ne sono tirata fuori?
Non lo so. Molto probabilmente sono stati una concatenazione di eventi, il primo sicuramente quello di rimanere incinta, che mi ha sbloccato qualcosa dentro.
Quando è nato il mio piccolo, però, chiaramente non avevo più né le energie né il tempo di prima per potermi dedicare alla scrittura come avrei desiderato. Le priorità sono cambiate e così anche la mia vita.
Certo, il computer l'avevo sempre appresso, l'agendina con le note per eventuali scene e trame era sempre nella mia borsa accanto a biberon e salviettine, ma quando mi mettevo davanti allo schermo per scrivere, qualcosa mi impediva ancora di andare avanti.
Chi mi conosce bene, potrebbe chiedermi: comunque hai pubblicato un romanzo un anno e mezzo dopo la nascita di tuo figlio, come hai fatto poi?
Una risposta potrebbe essere questa:
Mi sono data una mossa.
Volevo pubblicare ancora, anche se avevo quello strano blocco.
Volevo che le mie storie si facessero sentire.
Volevo comunicare qualcosa attraverso un romanzo.
Come sono andata avanti?
Ho iniziato pensando di scrivere un racconto lungo che si è trasformato poi in una novella e, infine - siccome la storia meritava un intero romanzo - ho riscritto tutto daccapo ed è diventato un romanzo.
Forse, togliendomi la pressione di scrivere direttamente un romanzo di dosso, qualcosa ha iniziato a sbloccarsi.
E così, è nato Influencer per Amore (in questo sito trovate un sacco di informazioni e recensioni su di esso). Non contenta, qualche mese dopo, nasceva Primo Bacio a New York (racconto breve spin-off di Influencer per Amore) e l'anno successivo il seguito della storia, Tutta colpa del Social Karma.
Solo dopo quest'ultimo ho iniziato a sentirmi veramente una scrittrice.
Prima non riuscivo a dirlo, non riuscivo ad esprimere la mia verità. A chi mi chiedeva, dicevo sempre: "io scrivo". Solo dopo tanto tempo, lavoro su me stessa e qualche conferma esterna (lo so, non bisognerebbe fissarsi sulle conferme esterne, ma a volte ti danno un po' più di spinta), ho potuto pronunciare - all'inizio a denti stretti e poi a lingua sciolta: "sono una scrittrice".
Da lì, ho iniziato a incontrare le famose persone giuste, la mia cerchia di amicizie e i miei familiari si sono trasformati nei miei fan più accaniti e le cose sembra si siano messe a posto da sole.
Il puzzle si stava componendo da solo.
Non è ancora terminato, manca ancora una grande parte. Diciamo, come ho detto nel post precedente, che è in espansione.
Scrivo ancora, sono a due terzi della stesura del prossimo romanzo, sono stata selezionata dal Salone del libro di Torino (leggi qui la mia avventura... ho pure incontrato uno famoso e ho un aneddoto da raccontare!) e ho in previsione diverse fiere ed eventi dove so che incontrerò tante nuove persone che inizieranno a fare parte del mio cammino. E questa è la cosa più bella! (e forse, chi lo sa, incontrerò anche te!)
... ma forse dovrei fare un passo indietro. All'inizio di questo post parlavo di ciò che ho fatto ieri, una cosa che non facevo da tanto, troppo tempo.
Solitamente non sono prolissa, non vado fuori tema, ma in questo esperimento tutto è possibile e accettabile. Se voglio che funzioni, voglio e devo seguire il flow...
Ieri, quindi, complice un libro che ho appena terminato di leggere sul dharma, sull'ispirazione ecc. (ve ne parlerò prima o poi in uno di questi miei post-esperimenti), ho messo su musica e mi sono messa a ballare liberamente.
E quando dico "liberamente", è stato proprio in libertà, senza condizionamenti, senza pensare ai passi, senza pensare a quanto io potessi sembrare goffa e/o troppo sfrontata.
Ciò che è successo in seguito è stato magico. Penso però che per parlare di questo sarebbe opportuno (e utile) dedicargli un intero post.
Magari il prossimo? Vedremo...
Lascio ogni porta aperta, lascio scorrere.
D'altronde questo è un viaggio. Un viaggio che non so ancora dove mi porterà, ma che so che devo portare avanti nel flusso.
Perché l'importante è il viaggio, non la meta.
Che dite, lo percorriamo insieme?
la vostra ricercatrice
Elisa Maiorano Driussi
Ti aspetto nei commenti o nella mia casella di posta elettronica, per scambiarci pareri, idee o se vuoi raccontarmi la tua storia da condividere qui.
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