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Immagine del redattoreElisa Maiorano-Driussi

Esperimento di scrittura libera - no. 1

Eccoci qui, con una nuova idea, con qualcosa da scoprire e con un nuovo post su questo blog che purtroppo non aggiorno molto.


Se mi seguite da un po', sapete che sono una scrittrice di romanzi di narrativa femminile, mi occupo di comunicazione tradizionale, social media management e di comunicazione digitale e marketing.

Inoltre, ho parecchi interessi, che sono mutati in questi quasi dieci anni di attività, che mi hanno portato su diversi sentieri, che mi hanno fatto sbattere la testa contro i muri più disparati (sì, una volta è successo anche in vacanza) e che spesso mi hanno portato a pensare di non essere nessuno.





Sì, lo penso spesso di non essere nessuno (maledetta sindrome dell'impostore), e vi assicuro che non è uno di quei post nei quali mi aspetto il commento: "no, ma sei matta? Ma sei bravissima! Dai, quante cose hai fatto? Guarda come scrivi! E quanto hai pubblicato e donato ai lettori?" ecc. ecc.

No, se pensate sia un post di questo genere, di quelli che piacciono tanto alla Generazione Z, di quelli dove mi vedrete piangere live e registrarmi mentre lo faccio, siete nel posto sbagliato e forse non rientrate nella mia tribù ("tribe" per chi ama i termini anglofoni).

Questo non vuol dire che non troverete, ogni tanto, qualcosa di malinconico, che mi farà versare qualche lacrima (in privato) e che forse ne farà versare a voi.


Prima di tutto perché sono una millennial, pure fiera di esserlo (e parlando di malinconia, è il sentimento che accompagna quelli della mia generazione).

Poi cosa me ne faccio delle carezzine social? La pietà social non mi piace per nulla.

Mi piace condividere esperienze, sì. Mi piace farlo tramite le parole, le immagini statiche e quelle che scorrono.

Mi piace dire la mia su diversi temi.

Ed è proprio qui che nasce questa che non chiamerei "rubrica", ma piuttosto un esperimento di scrittura libera.


Se siete lettori forti e forse anche un po' scrittori, sapete che è fondamentale per uno scrittore trovare la propria tribù, ma soprattutto la propria voce.


E io, una voce, pensavo di averla, fino a quando la vita mi ha messo davanti tante di quelle vie, di quegli interessi, tante di quelle domande sulle cose più disparate, che mi sono chiesta: di cosa cavolo vorrei/dovrei parlare?

Voi mi chiederete, allora: ma devi proprio farlo? Devi proprio metterti a parlare, in un mondo che è già così saturo di parole scritte e pronunciate? In un mondo nel quale esistono pareri di ogni genere che dicono tutto e il contrario di tutto?


Sì, lo devo fare. Lo devo fare per diversi motivi:


  1. Adoro scrivere. Le parole fluiscono attraverso di me liberamente mentre scrivo, più che parlando. Oddio, adoro anche fare podcast, ma questa è un'altra storia e fondamentalmente per produrre un podcast bisogna comunque avere uno script... quindi ritorniamo sempre alla parola scritta;

  2. Mi piace dire la mia, perché ho scoperto che condividere è guarigione. Quando condividiamo qualcosa, guariamo una parte di noi (seppur piccola) e allo stesso tempo guariamo una piccola parte di qualcuno che ci segue e ascolta;

  3. Sono una curiosa per natura, ho tante idee e magari qualcuno potrà usufruire delle mie parole.


Il motivo più importante e urgente (passatemi questo termine), è confrontarmi con voi e trovare ciò che è il mio dharma.


Conoscete questo termine sanscrito?


DHARMA.


Il dharma è ciò che siamo destinati a fare nella vita. Il dharma è ciò per cui siamo portati. Il dharma è il progetto che - secondo i buddhisti e gli induisti - abbiamo incarnato nella nostra anima una volta che siamo nati e che dobbiamo riscoprire e portare nel mondo, per renderlo un posto migliore per noi e per gli altri.


Il problema del dharma è che non arriva con delle istruzioni da mettere in pratica: lo devi ricercare, ti ci devi cimentare e devi evolvere con esso.


Io, se mi guardo indietro, so che il mio dharma è sempre stato legato alla creatività, alla parola scritta e alla comunicazione.


E fin qui ci siamo.


Negli ultimi anni, però, questo non mi basta più. Tutti possono raccontare storie - cosa che continuerò a fare, d'altronde anche questa che state leggendo è una storiella - ma ciò che mi preme è trovare la mia "aiuola" (non mi piace chiamarlo praticello), un'aiuola che possa ospitare la mia tribù, ossia coloro che hanno bisogno delle mie parole, dei miei pensieri e dei temi che tratto, che possano nutrirsi di quello e che possano portare un po' di bellezza nella loro vita grazie a questo.

Ecco, forse, senza neanche accorgermene, forse solo aprendomi a voi e scrivendo, sto facendo un po' del mio dharma, una piccola, minuscola parte.


Voglio condividere con voi questo viaggio che so sarà straordinario... e sicuramente curioso.


Un viaggio che non so ancora dove mi porterà, ma che so che devo avviare in un modo o in un altro.


D'altro canto, l'importante è il viaggio, non la meta.


Che dite, lo percorriamo insieme?


la vostra ricercatrice

Elisa Maiorano Driussi




 

Ti aspetto nei commenti o nella mia casella di posta elettronica, per scambiarci pareri, idee o se vuoi raccontarmi la tua storia da condividere qui.




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