Si è già detto tanto, forse tutto e penso proprio anche "troppo" sul ciò che è successo l'altro giorno durante l'intervista di RAI Sport alla nuotatrice olimpica Benedetta Pilato.
Mi sento comunque di esprimere una mia opinione a riguardo, soprattutto dopo aver letto le "scuse" (metto la parola tra virgolette per un motivo) dell'ex campionessa olimpica Elisa Di Francisca.
In un articolo di Open (che vi linko qui) si cita l'ex campionessa di scherma che racconta di come si sia immediatamente scusata con la diciannovenne arrivata quarta per un centesimo di secondo.
Citiamo:
«Mi sono scusata, glielo dovevo. [...] Lungi da me giudicare le sconfitte. [...] Quella frase è infelice, ma io son così, senza filtri. Non conosco la sua storia, non capivo cosa volesse dire: al telefono ho spiegato, lei ha detto la sua. Vorrei incontrarla, dopo i Giochi».
Ora, non voglio star qui a psicanalizzare cosa abbia portato la Di Francisca ad esprimersi in quel modo (anche se, insomma, una mezza idea me la sono fatta...), voglio però commentare il tenore delle sue scuse.
Una premessa è d'obbligo: io sono una che accetta le scuse, anche quando le viene fatto un grande torto e anche quando viene colpita nella maniera più meschina. Sì, per questo sono abbastanza una tonta.
Negli anni, però, sbattendoci la testa, ho compreso che ci sono scuse e scuse.
Ci sono scuse sincere, con parole sincere, addirittura a volte anche senza parole e fatte di sguardi e azioni che dicono già tutto... e ci sono scuse che chiamo "dovute", quelle scuse che se non fai, allora puoi metterti nei casini.
E ho parecchio la sensazione che quelle della Di Francisca nei confronti della Pilato, siano del secondo tipo.
"Glielo dovevo", certo che glielo dovevi, ma scherziamo? Ciò che è successo è al limite del bullismo. Prendi una diciannovenne che facendosi il didietro è arrivata dove è, è appena uscita dall'acqua nella quale ha nuotato e per un centesimo di secondo è stata estromessa dal podio... ma è comunque contenta: di essere arrivata fin là , di essere la quarta nuotatrice più veloce al mondo e di vivere quello che è il suo di sogno.
Certo... chi non sogna l'oro? Chi non sogna il successo? Chi non sogna, parlo ora cambiando totalmente ambito, di essere letto da tutti, vincere magari anche qualche concorso importante?
Ma, come ha detto poi Federica Pellegrini in una stories su Instagram dedicata a questa vicenda: ognuno ha i propri sogni, ognuno ha aspettative diverse.
In un mondo che predilige sempre di più la ricerca del successo a tutti i costi, che ricerca sempre la competizione in tutto e per tutto, lasciamo che una diciannovenne, una ragazza della nuova generazione, pianga di felicità per il suo personale successo!
Lasciamo che lei sia un po' d'ispirazione per tutti noi e soprattutto per i suoi coetanei!
"Ma io son così, senza filtri"... una scusa bella e buona quella del "sono senza filtri", un po' come quelli che scaricano la responsabilità di una battuta pesante, lanciandola a chi la riceve, dicendo "ohhh ma come sei permaloso! Guarda che stavo scherzando". Le parole hanno un potere, le parole hanno una responsabilità , le parole formano e determinano buona parte del nostro mondo. E soprattutto in certi contesti, magari, è meglio se lo metti il filtro.
"Non conosco la sua storia, non capivo cosa volesse dire"... e per questo la devi perculare in diretta nazionale? Se non conosci la sua storia, è un motivo in più per fare un passo indietro e tenere le tue considerazioni sul "chissà perché non piange dal dispiacere" solo per te.
Crediamo nella bellezza dei sogni, e non facciamo di questa frase uno slogan solo quando le cose vanno bene, quando veniamo riconosciuti da medaglie, dal sistema o dagli altri.
Crediamo nella bellezza dei nostri sogni perché sono nostri, perché hanno la nostra taglia e perché - vivendoli - possiamo sentirci un po' più vivi e donare tanta di quella luce al mondo da accecare chi, invece, questi sogni li ha un po' persi per strada!
Elisa Maiorano Driussi
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